Cos’è l’azionariato critico?

Abbiamo avuto il piacere e l’onore di porre alcune domande alla Fondazione Finanza Etica per farci spiegare cos’è l’azionariato critico e quale importanza riveste per il consumatore responsabile.

Intervista a Mauro Meggiolaro, consulente per l’attività di azionariato critico e ricerca RSI di Fondazione Finanza Etica.

Cos’è la Fondazione  Finanza Etica?

Fondazione Finanza Etica è la fondazione culturale di partecipazione del Gruppo Banca Etica, fondata da Banca Etica ed Etica Sgr. Da 10 anni realizza attività di azionariato critico in Italia e in Europa attraverso la rete Shareholders for Change. Questa rete è costituita da 11 membri che investono in più di €23mld e rappresentano circa €140mld di patrimonio gestito; partecipa dal 2006 a oltre 20 campagne e reti italiane e internazionali; ha realizzato oltre 100 interventi didattici anche attraverso webinar e MOOC sui temi dell’educazione critica alla finanza; pubblica ricerche e studi a livello internazionale.

Fra le attività della Fondazione rientra l’azionariato critico. Ci può spiegare in cosa consiste?

È una forma di pressione sulle imprese quotate in borsa, perché rispettino l’ambiente e i diritti umani, messi spesso in secondo piano in nome del profitto. Consiste nell’acquistare un numero simbolico di azioni di un’impresa (una sola azione basta) per partecipare alle assemblee degli azionisti, che si tengono una volta all’anno, in primavera, e fare domande critiche all’amministratore delegato e a tutto il consiglio di amministrazione, davanti agli altri azionisti e ai giornalisti.

Ci può raccontare della vostra esperienza in HM? In particolare, su quali punti vi siete concentrati nel portare avanti questa attività?

Abbiamo partecipato all’assemblea di H&M a Stoccolma, dopo aver comprato tre azioni. Ci siamo andati assieme ai rappresentanti della campagna Clean Clothes Campaign (CCC, Campagna Abiti Puliti) e alla rete di investitori europei SfC – Shareholder for Change.

Abbiamo chiesto ad H&M di essere più trasparente sugli obiettivi sociali e ambientali che i top manager devono raggiungere, mentre CCC ha chiesto a tutti gli azionisti di rinunciare al dividendo per creare un fondo che finanzi il pagamento di un salario di sussistenza ai lavoratori impiegati nelle fabbriche a cui l’impresa subappalta la produzione, soprattutto in Asia. Entrambe le richieste sono state respinte dall’assemblea, ma ora si è aperto un dialogo tra Fondazione Finanza Etica e H&M e stiamo organizzando la seconda call dopo l’assemblea.

Quali risultati può ambire a raggiungere l’azionariato critico?

Può aprire la strada al dialogo con le imprese, come dimostra il caso di H&M, e sicuramente rende più facile ottenere risposte: molto spesso, infatti, i consumatori critici e le campagne di protesta sono ignorati dalle multinazionali mentre agli azionisti si deve dare una risposta. Come comproprietario dell’impresa, l’azionista ha il diritto di ottenere risposte.

Il consumatore come può supportare questa tipologia di attività?

Il consumatore svolge un ruolo essenziale con le sue scelte di consumo. Può infatti scegliere di boicottare determinati marchi, per esempio. Oppure di acquistare di meno o solo vestiti usati, in modo da sottrarsi alla follia del fast fashion, sulla quale prosperano colossi come H&M. Il consumo critico o consapevole è complementare all’azionariato critico, sono strumenti di pressione sulle imprese che si supportano a vicenda. E, chiaramente, si può essere consumatori e azionisti critici allo stesso tempo: basta andare dalla propria banca e chiedere di comprare un’azione di H&M (H&M, Cos, Monki, Weekday, & Other Stories, Cheap Monday, ecc.) o di Inditex (Zara, Pull&Bear, Berschka, Massimo Dutti, ecc.), solo per fare un esempio.  

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