Quattro “R” per una moda sostenibile: ridurre, riusare, riparare, rivendere.

È oramai ben noto il terribile impatto sociale ed ambientale dell’industria della moda e  grazie al lavoro di Onlus ed Istituti di ricerca le informazioni su questo mondo stanno diventando sempre più accessibili e trasparenti.

Enti e consumatori stanno facendo sempre più pressione per portare i brand ad impegnarsi verso una produzione socialmente ed ambientalmente responsabile…ma nel frattempo cosa possiamo fare noi nel nostro piccolo per una moda sostenibile?

Ridurre, riusare, riparare, rivendere!

Ridurre.

Ridurre l’acquisto di abiti nuovi. Questa azione farà bene non solo all’ambiente, ma anche a noi! Rivedere i nostri acquisti in un’ottica non consumistica ci porterà a dare più valore a quello che abbiamo e ci aiuterà ad indirizzare le nostre scelte d’acquisto verso beni di valore. Non abbiamo bisogno di un nuovo capo di abbigliamento per ogni occasione.

Consiglio: per non cedere alle tentazioni della fast fashion perché non inizi a crearti una capsule collection?

Riusare.

Il 95% degli abiti che vengono buttati via potrebbero essere riciclati. Lo sapevate?

Prima di buttare via un capo di abbigliamento domandatevi bene se non vi può tornare utile e se proprio non lo volete più tenere prima di buttarlo vedete se può avere una seconda vita!

Consiglio: vedi se li puoi donare a qualche associazione, oppure scambiare con qualche amico e se sono troppo rovinati…il web è pieno di tutorial su come riutilizzare vecchi vestiti! Non bisogna per forza saper cucire!

Riparare.

Riparare, rammendare e recuperare un capo di abbigliamento era attività ordinarie fino a qualche decade passata. O ricorrendo ad una sartoria o con le proprie mani, prima di dichiarare il fine di vita di un capo di abbigliamento passava molto tempo.

Non ci arrendeva mai al primo buco o strappo. Adesso, purtroppo, molta gente al primo strappo o danneggiamento è pronta a buttare i propri abiti.

Invece, portando il capo a rammendare nel giro di un giorno prolunghiamo di almeno due anni la vita dei nostri capi di abbigliamento.

Consiglio: tieni sempre nel cassetto un kit di cucito per un rammendo al volo e cerca dei contatti di sarti e calzolai di fiducia da chiamare in caso di necessità.

Rivendere.

Ci sono dei capi di abbigliamento che non usi più, sono perfetti e non sai che farci. Piuttosto che lasciarli annegare nel tuo armadio perché non provi a venderli?

Oramai è pieno di piattaforme on line oppure negozi dell’usato dove vendere i propri vestiti. Tra l’altro i dati del mercato dell’usato stanno superando di gran lunga quelli della fast fashion. La domanda di abbigliamento di seconda mano sta aumentando notevolmente…allora perché non provare a guadagnare qualche euro in più ed entrare nel circolo virtuoso di un sistema di economia circolare e moda sostenibile?

Consiglio: prenditi 5 minuti e fai delle foto fatte bene al capo che vuoi vendere, iscriviti ad una piattaforma di vendita di seconda mano e carica le foto! 

Cecilia Frajoli Gualdi
Avvocato, appassionata di moda e questioni sociali e ambientali. Il documentario The True Cost le cambia la vita. Si occupa di ethical fashion e analisi delle principali criticità della filiera produttiva dell'industria della moda. Adora scrivere di fatti poco conosciuti. È la fondatrice e presidente di dressthechange.

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