Quagga progetta capi di abbigliamento sostenibili e responsabili, realizzati in contesti di giustizia sociale privi di discriminazioni, ponendo sempre al centro della propria attività il rispetto per l’ambiente, per le persone e per le relazioni umane. Un esempio di moda etica a 360°.
Abbiamo conosciuto Stefano, fondatore di Quagga, e ci siamo fatti raccontare la storia del suo brand.
Stefano, dai primi anni ’90, ha collaborato a lungo con alcuni dei più importanti marchi di abbigliamento internazionali.
Questa esperienza formativa ed unica, al tempo stesso, però, ha contribuito a generare in Stefano una certa inquietudine nei confronti della gestione delle imprese di moda.
Ha vissuto in prima persona l’appalto della creazione dei capi di abbigliamento ai paesi che offrono manodopera flessibile e non tutelata a basso costo, che con politiche di incentivazione aggressive permettono lavorazioni, trattamenti, tinture e finissaggi con grandi quantità di ausiliari chimici altamente tossici per l’uomo, per il territorio, per le falde acquifere e per l’atmosfera. Il tutto, inoltre, ai danni del consumatore che, grazie ad una legislazione nazionale lacunosa, trovava il capo di abbigliamento etichettato come “made in Italy” per il solo fatto che due minime lavorazioni del capo fossero state realizzate in Italia.
Gli interessi personali di Stefano verso l’ambiente e la sua tutela lo hanno portato a realizzare un suo marchio dove potesse spendere le sue competenze in un’industria della moda etica.
Così dopo anni di ricerca di materiali alternativi a quelli di origine animale ed ambientalmente sostenibili, di laboratori tessili che rispettino i diritti dei dipendenti con cui collaborare, Stefano a fatto confluire nel 2010 i suoi saperi nel brand Quagga.
Quagga è la prima azienda ad aver avuto la certificazione Icea per tutti i loro tessuti e le imbottiture delle giacche ottenuti da materiale riciclato.
I materiali sono costituiti al 100% da fibre riciclate, prive di sostanze nocive responsabili di allergie e potenzialmente cancerogene, a totale vantaggio della salute del consumatore finale, delle maestranze adibite alle lavorazioni e del territorio nel quale queste si svolgono.
Grazie ad un’esclusiva etichettatura è possibile conoscere l’intera filiera di realizzazione di ogni singolo capo, da dove viene riciclata la bottiglia di plastica fino a dove viene realizzata la giacca.
In questo modo Quagga garantisce al consumatore di sapere tutto quello che riguarda il capo di abbigliamento acquistato.
Il brand, che realizza principalmente capi di abbigliamento casual e da outdoor, è riuscito ad inserirsi nel fashion system dalla seconda collezione in poi, crescendo di anno in anno del 30%, 40%.
In particolare grazie ad un capo femminile che non manca, oramai, in nessuna collezione sono riusciti ad entrare nel cuore delle consumatrici etiche.
Attenti all’eticità in ogni sua declinazione, infatti, hanno realizzato una giacca per donne nel periodo prenatale, che grazie ad un accessorio aggiuntivo funzionale, è riutilizzabile una volta nato il bambino come un marsupio porta bebè interno alla giacca.
Le principali difficoltà che Quagga ha incontrato nei suoi primi anni di vita sono principalmente due, una connessa al rapporto con i fornitori ed una con i consumatori finali.
Stefano ci ha spiegato come sia difficile collaborare con fornitori che abbiano voglia di scommettere nella moda etica investendo in ricerche di materiali innovativi ambientalmente sostenibili.
Per quanto riguarda i consumatori i problemi non riguardano tanto la comprensione dei vantaggi di progetti come Quagga, quanto la non possibilità di competere con le politiche di prezzo di brand che per perseguire esclusivamente il proprio utile realizzano i propri capi in danno delle persone e dell’ambiente.
I progetti futuri di Quagga sono diversi, sicuramente l’aggiunta di nuovi capi alla propria collezione con materiali innovativi.