L’Istituto Microfinance Opportunities, in collaborazione con Fashion Revolution e la Fondazione C&A, ha realizzato una ricerca, unica nel suo genere, che offre un quadro completo e dettagliato sulle condizioni di lavoro dei dipendenti delle fabbriche tessili in Bangladesh, Cina ed India.
“I diari forniscono un’immagine dinamica della vita quotidiana delle donne lavoratrici: le loro normali abitudini di guadagno e di spesa, nonché il modo in cui affrontano gli alti e bassi della vita. Ciò che vediamo sono storie di resistenza di fronte a una difficile combinazione di bassi salari e incertezza economica “. Questo secondo il direttore esecutivo dell’Istituto Microfinance Opportunities.
Per più di 12 mesi, i ricercatori hanno visitato nelle loro case 540 lavoratori (180 per paese) di fabbriche tessili per scoprire cosa guadagnano e cosa acquistano, come trascorrono il loro tempo ogni giorno e come sono le loro condizioni di lavoro.
L’80% dei lavoratori nelle fabbriche tessili di questi paesi sono donne fra i 18 ed i 24 anni.
Le ricerche dimostrano come le condizioni di vita e di lavoro delle lavoratrici nelle fabbriche tessili di abbigliamento femminile varino notevolmente da Paese a Paese.
Dei tre paesi coinvolti nella ricerca, il Bangladesh è quello con il salario per ora più basso, circa la metà di quello guadagnato in China e India.
In media le lavoratrici lavorano 60 ore alla settimana guadagnano per un’ora di lavoro un 28 taka (l’equivalente di 0.95 dollari) e ci sono prove significative che suggeriscono che più ore lavorino e meno guadagnino. Fuori dagli ambienti di lavoro gli uomini controllano la gestione dei loro guadagni garantendo che vengano spesi per il cibo, l’affitto.
In Cambogia in media, le lavoratrici lavorano 48 ore alla settimana e guadagnano per un’ora di lavoro 3.500 riel (l’equivalente di 2,53 dollari).
Nonostante guadagnino il salario minimo garantito ed integrino il reddito con le ore di lavoro straordinario, la maggior parte delle lavoratrici ha problemi finanziari, e in alcuni periodi dell’anno questo ha comportato un accesso limitato a cibo e cure mediche di qualità.
Le lavoratrici indiane in genere guadagnano il salario minimo legale e riescono a pagare le proprie pensioni.
In media, lavoravano 46 ore alla settimana e guadagnano una tariffa oraria di 39,68 rupie (l’equivalente di 2,27 dollari). Sono spesso esposte ad abusi verbali da parte dei loro supervisori e fanno molto affidamento sui redditi dei loro mariti o di altri famigliari per far fronte ai loro obblighi finanziari. Le lavoratrici indiane, però, vivono decisamente meglio delle lavoratrici del Bangladesh o della Cambogia.
I dati raccolti sono strumenti efficaci per i lavoratori, le fabbriche, i brand, ed i governi per apportare cambiamenti positivi in un’ottica di avvicinamento alla moda etica. Questa è un’opportunità per le principali parti interessate a livello globale di lavorare in modo collaborativo e di apportare cambiamenti sistemici all’industria dell’abbigliamento.
A questo link potrete trovare i report completi. Da leggere e rifletterci.
http://workerdiaries.org/garment-worker-diaries-reports/