Il 5 giugno è la giornata mondiale dell’ambiente, istituita nel 1972 dalle Nazioni Unite. Ogni anno la giornata ad un tema diverso, di particolare importanza.
Quest’anno la giornata mondiale dell’ambiente è dedicata alla lotta alla plastica negli oceani.
Stima , che ogni anno vengono riversati negli oceani ben 8 milioni di rifiuti plastici e questi non fanno che inquinare e distruggere tutti gli habitat sottomarini.
Il problema tocca da vicino anche l’Italia. Da recenti indagini condotte da Legambiente con ‘Goletta Verde’ è emerso che “il 96% dei rifiuti galleggianti nei nostri mari è plastica. Una densità pari a 58 rifiuti per ogni chilometro quadrato di mare con punte di 62 nel mar Tirreno”. Tra i rifiuti più comuni sono stati individuate buste (16,2%), teli (9,6%), reti e lenze (3,6%), frammenti di polistirolo (3,1%), bottiglie (2,5%). E una stima che riguarda tutto il mar Mediterraneo parla di “almeno 250 miliardi di frammenti di plastica” (Ansa).
Le celebrazioni principali della giornata mondiale dell’ambiente quest’anno saranno in India. Il claim dell’evento sarà ‘Beat plastic pollution. If you can’t reuse it, refuse it‘. L’intento è quello di stimolare proposte alternative alla plastica monouso, soprattutto con lo sviluppo di ‘nuovi’ materiali.
Ma quando si parla di plastiche negli oceani, che mettono in pericolo la vita di centinaia di specie marine, non ci si riferisce solo alle reti da pesca, le buste di plastica, le sigarette ed i tappi di bottiglia.
Un pericolo altrettanto grande ed insidioso risiede nelle microfibre di plastica che gli indumenti di poliestere rilasciano a ogni lavaggio dei nostri indumenti.
Da una ricerca dell’ Università della California Santa Barbara è emerso come il 40% delle microfibre che si distaccano dai nostri indumenti dopo ogni lavatrice si riversino nelle falde acquifere (fiumi, laghi, mari). Oltretutto i tempi di biodegradabilità dei tessuti sintetici sono stati stimati in 500 anni.
Le microfibre sono estremamente piccole e quasi invisibili. Purtroppo, gli impianti di depurazione non possono effettivamente filtrare queste microfibre. Una volta nell’ambiente, le microfibre vengono assunte da organismi acquatici, ciò può causare infezioni e blocchi gastrointestinali e problemi riproduttivi. Tutti problemi che si riverberano su tutta la catena alimentare.
Con la scelta di capi di abbigliamento realizzati con fibre naturali possiamo contrastare questa deriva che inquina gli oceani tanto quanto i rifiuti più comuni.
Il nostro singolo contribuito può essere fondamentale, non dimentichiamoci che le conseguenze delle nostre scelte quotidiane possono influire verso un cambiamento positivo!