E’ recentemente entrato in vigore lo scorso novembre un Decreto legislativo avente ad oggetto il contenuto delle etichette di ciò che indossiamo.
Il decreto legislativo n. 190 del 15 novembre 2017, entrato in vigore il 4 gennaio 2018, ha introdotto la nuova disciplina sull’etichettatura e l’etichetta di composizione dei prodotti tessili e dei materiali usati nelle principali componenti delle calzature, oltre al nome e all’indirizzo per esteso dell’azienda produttrice.
Questo Decreto stabilisce la responsabilità del produttore relativamente alle informazioni sulla composizione fibrosa dichiarate nell’etichetta del capo.
Questa disposizione ha un contenuto innovativo in quanto fino alla sua entrata in vigore erano i commercianti, o chi aveva realizzato il capo di abbigliamento, a rispondere della non conformità della reale composizione dei materiali rispetto a quanto contenuto nell’etichetta.
C’è voluto un anno per perfezionare tutte le procedure connesse alla nuova legge.
Ovviamente saranno i produttori a dover adeguare le etichette dei loro prodotti alle nuove disposizioni di legge, mentre per i commercianti e per i negozi della grande distribuzione scatta l’obbligo di esporre una guida alla consultazione delle informazioni riportate.
La sanzione del mancato adeguamento è pari a 20.000 euro.
Finalmente l’Italia, anche per quanto riguarda il settore della moda, si sta muovendo nella direzione intrapresa oramai da anni nel campo dell’alimentazione di permettere ai consumatori di sapere con quali materiali sono realizzati gli abiti che indossano.
Certo che l’esiguità della sanzione non rappresenta un grande incentivo ad adeguarsi alla nuova normativa…
La forza decisiva per costruire dal basso un benessere equo e sostenibile sarà il “voto col portafoglio”. Ovvero la sempre maggiore consapevolezza dei cittadini che le loro scelte di consumo e risparmio sono la principale urna elettorale che hanno a disposizione.