Lisa Casali. Il mio abito da sposa: lungo, bianco e sostenibile.

Abbiamo avuto il piacere di conoscere Lisa Casali e di farle qualche domanda in merito alle sue nozze green.

Lisa è una scienziata ambientale, prima donna responsabile del pool anti inquinamento italiano, ed esperta di cucina sostenibile.

Cara Lisa, tu da anni porti avanti la filosofia zero waste in cucina. Successivamente hai declinato questo tuo approccio green ad altre dimensioni della tua vita dalla realizzazione della tua casa ed ora anche alle nozze. È stato difficile per te riuscire ad organizzare un matrimonio ecosostenibile?

Quando sono iniziati i preparativi per le nozze diversi mesi fa,  ero convinta di trovare molti precedenti a cui ispirarmi e soluzioni. In realtà non ho trovato molti articoli che approfondissero il tema da un punto di vista scientifico ambientale e mi sono resa conto che c’era davvero molto lavoro da fare. È così che Franco ed io ci siamo dati questa missione, non solo organizzare il matrimonio dei nostri sogni ma farlo nel modo più green possibile.

Questo ha richiesto molto studio, tante ore a fare ricerche, a chiedere aiuto ad amici ed esperti. 

Sono molto soddisfatta del risultato anche se ogni tanto, soprattutto quando mi sveglio in preda all’ansia, Franco mi dice ” ma non potevamo fare un matrimonio normale?”. “No, non potevamo.” Continuo a pensare che i tempi siano maturi perché qualcuno ci provasse sul serio con un approccio scientifico e razionale che abbracci tutti gli aspetti di un evento come questo

Quali sono gli impatti sull’ambiente che ha un matrimonio classico e quanto vengono invece ridotti con una scelta di nozze sostenibili?

Come per tutti i grandi eventi e manifestazioni ci sono scelte che incidono molto sui consumi di risorse, sulla produzione di rifiuti, sul contributo all’effetto serra, che in generale possono essere importanti

Nel nostro caso ci siamo dati una sfida ben precisa, quella di realizzare un matrimonio sostenibile con 200 invitati:

  • Con un piccolo budget 
  • Dove nulla vada sprecato
  • Zero plastica 
  • Senza usa e getta
  • Con materiali di recupero, ingredienti sostenibili esaltati in tutte le loro parti
  • Con consumi di acqua, energia ed emissioni di gas serra ridotti al minimo

L’obiettivo è quindi che, grazie a questa sfida, si raggiungano, rispetto a un matrimonio tradizionale:

  • Riduzione 80% Rifiuti
  • Riduzione 20% Consumi di energia e acqua
  • Riduzione 40% Emissioni di gas serra
  • Riduzione 30% Impatto materie prime 

Occupandoci di cultura della moda etica e sostenibile, ovviamente, siamo molto interessati al tuo abito da sposa realizzato recuperando gli schiavini. Raccontaci meglio della sua storia.

Inizialmente avevo fatto un po’ di ricerche per trovare un atelier che confezionasse abiti sostenibili ma non avevo trovato nulla che mi convincesse del tutto, perché volevo che il mio abito da sposa fosse unico e con una storia alle spalle.
Ho preso in considerazione anche di riadattare l’abito da sposa di mia mamma, il problema è che abbiamo una corporatura talmente diversa che non non mi donava affatto (sono molto più alta di lei e l’abito mi arrivava a mezzo polpaccio).
A quel punto ho concentrato le mie ricerche su stoffe di recupero.
Mi piace molto ad esempio quella fatta con le bucce delle arance o con le reti da pesca riciclate ma sono difficili da reperire, ho scritto alle aziende che le producono, ma senza risposta.

L’idea di usare gli schiavini è nata una sera per caso con un’amica, Arianna Gandolfi di Freel, anche lei appassionata di moda etica e green e che mi ha suggerito di provare a usare quel tessuto di recupero.

Ho scritto subito al Consorzio Grana Padano e sono stata molto fortunata perché, non solo mi hanno risposto subito, ma anche loro erano entusiasti all’idea di dare una seconda vita a quei pregiatissimi teli di lino usati per la produzione del formaggio.

Per disegnare e confezionare l’abito ho scelto una stilista con una grande passione per i tessuti naturali e artigianali, Alessia Baldi, di Reggio Emilia che ha realizzato il mio abito da zero ispirata proprio dalle texture e diverse nuance del lino naturale. Perché ogni schiavino racconta una storia diversa, tra quelli più rigidi e beige, quali più chiari e morbidissimi al tatto. Differenze che hanno permesso ad Alessia di giocare con il tessuto creando diversi volumi, strati, accessori per un abito che si evolverà in tre outfit nel corso delle nozze. Con lo stesso tessuto abbiamo poi creato anche una decorazione che metterò in testa, il nastro per il bouquet e il portafedi.  

Non tutti hanno la possibilità di recuperare della stoffa con una storia così interessante e trasformarla in un abito da sposa alla fine del suo ciclo di vita. Puoi consigliarci qualche altra stoffa o modalità di recupero di altri materiali per realizzare un abito da sposa?

Il vintage e l’usato sono la scelta più green e possono donare molte gioie, pensate ad esempio a vecchi pizzi di famiglia. 

L’abito da sposa della mamma o della nonna in tal senso è un’opzione che bisognerebbe almeno prendere in considerazione. 

Tra le stoffe più green ci sono sicuramente: lino, canapa, econyl (ottenuto da plastica riciclata e reti recuperate in mare), modal (ottenuto dalla lavorazione del faggio) e  ricino. 

Leggendo il tuo blog offri anche consigli per come si dovranno vestire gli ospiti al vostro matrimonio, ce ne vuoi parlare?

I nostri ospiti sono un po’ sotto pressione perché buona parte del raggiungimento degli obiettivi di sosteniblità delle nozze dipende da loro e dal loro comportamento, per questo motivo già dall’invito ma anche con comunicazioni mirate abbiamo cercato di sensibilizzarli su vari aspetti, come il loro outfit alle nozze.

Lo slogan è “l’abito più green è già nel tuo armadio” ovvero prima di comprare qualcosa di nuovo diamo una chance a quello che abbiamo già in casa. Questa filosofia si può applicare all’abito così come a scarpe e accessori. 

Per quanto un acquisto sia green, il non acquisto vince comunque in termini di sostenibilità.

Siamo orgogliosi di essere il primo matrimonio in cui gli invitati possono sfoggiare abiti riciclati e già indossati in altre occasioni a testa altissima. Anzi abbiamo in programma anche un premio per l’invitato più green, in grado di dimostrare che il proprio outfit è completamente riciclato. 

Tra le alternative abbiamo consigliato: usato, tessuti naturali, produzioni artigianali italiane. 

La cura e l’attenzione verso l’ambiente è un tema sempre più importante e sentito ma rimane comunque difficile per molti iniziare il cambiamento. Quali sono secondo te le 5 scelte più semplici e sostenibili che ognuno di noi dovrebbe impegnarsi a compiere ogni giorno per migliorare la propria vita e l’ambiente? 

5 gesti per uno stile di vita più green:

1) Bere solo acqua sfusa: portate sempre con voi una borraccia, al ristorante chiedete acqua in caraffa

2) Ridurre il consumo di prodotti animali, pochi e di qualità meglio se di produzione biologica da piccoli produttori

3) Stop ai pesci sovrasfruttati, sul sito di WWF trovate chiare indicazioni sui prodotti ittici da consumare e quelli da evitare http://pescesostenibile.wwf.it/wwf-recommendations/

4) Quando si acquista un abito, un accessorio, un gioiello andare oltre le apparenze e il prezzo e chiedere di più, cercare certificazioni di sostenibiltà e materiali di produzione italiana

5) Dichiarate guerra alla plastica usa e getta, è presente ovunque dai prodotti per la cura della persona, detergenti per la casa, contenitori per il cibo, ma ridurla quasi a zero è possibile.

Mettendo in pratica questi consigli ridurrete in modo importante (fino al 50%) la vostra impronta ambientale e il vostro contributo all’effetto serra. Cominciate per gradi, uno alla volta e fatelo vostro fino a farlo diventare un automatismo nella vostra vita di tutti i giorni. Vi garantisco che vi darà grande soddisfazione e a fine mese avrete anche risparmiato un bel po’. 

Cecilia Frajoli Gualdi
Avvocato, appassionata di moda e questioni sociali e ambientali. Il documentario The True Cost le cambia la vita. Si occupa di ethical fashion e analisi delle principali criticità della filiera produttiva dell'industria della moda. Adora scrivere di fatti poco conosciuti. È la fondatrice e presidente di dressthechange.

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