Tutto sull’abbigliamento vintage e di seconda mano

Domande e risposte sugli abiti vintage e di seconda mano.

Perché dovrei comprare vestiti usati?

Comprare abbigliamento di seconda mano o vintage prolunga la vita di un oggetto che non ha ancora raggiunto un livello di usura o di obsolescenza tale da impedirne l’utilizzo. Questo “livello” è soggettivo: alcuni considerano da scartare un indumento quanto presenta un minimo difetto. Per questo motivo supportare la compravendita di abbigliamento usato contribuisce a creare una cultura collettiva in cui si impara a riparare o a dare il giusto peso ai difetti degli oggetti.

Comprare usato costa meno?

Sì, in generale è una soluzione più economica. Tuttavia questo non significa che indossare capi usati corrisponda ad avere un aspetto trasandato! È necessario affinare il proprio occhio nella ricerca, tanto quanto per gli acquisti nel fast-fashion: in quel caso l’aura del capo nuovo svanisce al primo lavaggio se i materiali sono scadenti.

Non è poco igienico indossare capi di seconda mano?

La pulizia di un capo è un aspetto su cui non ci si sofferma spesso quando si acquista un capo nuovo. Non è dato conoscere, però, la storia di quell’indumento: in quali condizioni igieniche sono stati riposti i rotoli di tessuto di cui è fatto, la pulizia delle fabbriche in cui è stato prodotto e dei magazzini, ancor più semplicemente chi lo ha indossato prima di noi nel camerino.

Il capo nuovo, a confronto con il capo usato, ha dalla sua parte l’illusione della perfezione. Comprando un capo usato si deve sicuramente essere accorti, ma nella maggior parte dei casi è sufficiente lavare l’indumento per riportarlo alla sua condizione ottimale.

C’è differenza fra vintage e seconda mano?

Un capo vintage ha un’anzianità superiore (dai 15-20 anni in su) e fa riferimento ad una serie di marchi o tendenze iconici, come ad esempio i jeans a vita alta degli anni Ottanta.

“Second-hand”, seconda mano indica invece abbigliamento usato in generale.

Comprare abbigliamento usato è un’azione sostenibile a livello etico ed ambientale?

La compravendita di usato è una risposta all’eccessiva produzione e consumo di prodotti tessili. Nel momento in cui una persona acquista più capi di quelli che desidera o può indossare, si viene a creare una bolla di oggetti inutilizzati, la cui produzione è stata perciò del tutto vana. Acquistando i prodotti che qualcun altro non usa si può tamponare il danno di aver prodotto più del necessario, e in secondo luogo si privano le catene di abbigliamento di un potenziale acquisto. È importante, a questo proposito, ricordare che comprare capi usati ha un peso a livello etico ed ambientale solamente se va a sostituire un acquisto che si farebbe in un negozio di abbigliamento “nuovo”. Questa azione non deve diventare il pretesto per procurarsi ancora più vestiti.

Abbinare i capi usati non è facile. Come si può fare?

Le catene di abbigliamento propongono di solito outfit pronti per essere indossati. Anche solo la disposizione in negozio dirige l’acquirente ed indica gli abbinamenti possibili. Nel caso del second-hand tutto ciò non esiste; una possibile alternativa è seguire sulle pagine social, ad esempio su instagram, i profili di negozi vintage, che spesso fotografano i capi già abbinati su una modella. Questo può aiutare ad affinare l’occhio sui capi di seconda mano, creando uno stile personale e contemporaneo. È bene ricordare, in ogni caso, che acquistare capi usati non è una forma di integralismo: si possono abbinare capi nuovi e moderni con indumenti di seconda mano.

Dove si compra abbigliamento usato?

Recentemente si sono moltiplicati i mercatini in cui trovare capi usati. Spesso o i venditori si associano a mercati di antiquariato (oggettistica o mobili). Per quanto riguarda invece i negozi presenti sul territorio italiano, le principali alternative sono: Humana Vintage (Milano, Torino, Pavia, Roma), Cavalli e Natsri (Milano), Mercatopoli (30 sedi in tutta Italia), ANGELO Vintage (Faenza, Lugo). Un esempio di un progetto giovane e dinamico in questo ambito è Bivio Milano, che seleziona principalmente abbigliamento usato di marca.

Ma ce ne sono tantissimi in ogni città! Provate a cercarli!

Tra le app di scambio e compravendita, le più efficaci e gettonate sono Depop e Vestiaire Collective e l’ultimissimo Vinte, seguite dall’ italiana Armadio Verde e Green Flea.

È bene comprare abbigliamento di seconda mano proveniente dal fast-fashion?

Per quanto riguarda gli indumenti usati appartenenti al fast fashion, si deve ricordare che i capi andranno incontro alle stesse criticità che hanno da nuovi: materiali e lavorazioni scadenti in primis. Inoltre, comprando un capo da produttori non sostenibili si dà loro supporto in maniera indiretta. Detto questo, comprare un indumento usato è di per sé un’azione positiva. É bene tuttavia sviluppare un senso critico che ci fa chiedere: quante volte userò questo indumento? I materiali mi soddisferanno? Il prezzo giustifica il valore dell’oggetto?

Quali indumenti è meglio acquistare usati?

Non c’è ovviamente una regola precisa. Tutto sta nel bilanciamento tra quanto si userà un capo (o quanto ci è necessario) e il prezzo che il venditore stabilisce. Alcune tipologie di prodotti, ad esempio borse e scarpe in pelle, sono spesso venduti a caro prezzo, soprattutto se sono di marca. Una scarpa usata, però, è molto più problematica per l’acquirente rispetto ad un altro tipo di capo. Andando all’estremo opposto: comprare magliette o camicie usate può essere una buona scelta se nel guardaroba c’è una forte necessità e ricambio di questa tipologia, che tendenzialmente ci si procura in negozi fast-fashion.

Vorrei indossare un indumento di lusso, ma anche quelli usati costano troppo. Come fare?

Esiste un altro metodo, oltre alla compravendita, di sfruttare al meglio capi di altissima qualità e manifattura: il noleggio. Soprattutto per quanto riguarda la categoria abiti da sera, scarpe, borse e gioielli, è possibile trovare costumerie e negozi che prestano, garantendo pulizia e professionalità, vestiti di alta moda per periodi limitati (anche solo una sera).

Andrea Solenghi
La costante esposizione con l’industria della moda e del lusso mi ha portato pormi molte domande sulle scelte dei brand. La mia collaborazione con Dress the change vuole portare alla luce tematiche di sostenibilità dal punto di vista degli “addetti ai lavori”.

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